L'alluvione di Nonantola dello scorso 6 dicembre non è stata una disgrazia causata dalle piogge eccessive. Quel giorno infatti, l'idrometro di Navicello non ha mai raggiunto la quota di allarme rosso. L'argine del Valentino ha ceduto prima, improvvisamente, quando c'erano ancora diversi metri di franco rispetto alla quota arginale. Esattamente quanto è successo il 19 gennaio 2014 a S. Matteo sul Secchia, causando l'alluvione di Bomporto e Bastiglia. Esattamente quanto è successo sul Panaro quel pomeriggio dello stesso giorno di sei anni fa, qualche centinaio di metri più a monte della falla di oggi, in quel caso, per fortuna, senza gravi conseguenze per Nonantola. Argini fragili dunque, che cedono improvvisamente ben prima di essere sormontati dalle acque. Come un ponte che crolla senza preavviso, come un palazzo che di punto in bianco collassa.
Le cause della falla di S. Matteo sul Secchia sono state individuate da uno studio commissionato nel 2014 dalla Regione Emilia-Romagna: "si ritiene che la presenza di un articolato sistema di tane (di istrice, tasso e volpe, n.d.r.) sia stata determinante ai fini del collasso arginale", conclude lo studio. Non sappiamo se il cedimento di oggi abbia le stesse cause, attendiamo i risultati di una nuova commissione di indagine, ma di certo le analogie sono molte.
Lo scorso 14 dicembre, in risposta a un'interrogazione presentata in Consiglio Provinciale dal gruppo Civici e Progressisti per Modena, AIPO, l’agenzia interregionale che ha in carico la gestione degli argini e dei fiumi del bacino idrografico del Po, ha ammesso che: 1) dal 2014 in poi non sono stati eseguiti lavori di adeguamento strutturale dell'argine sul tratto oggetto della rotta attuale; 2) l'attività di prevenzione dei danni causati da mammiferi con abitudini fossorie (istrice e tasso, n.d.r.) "appare utopistica per diverse ragioni" perché: a) le specie istrice e tasso sono protette e non cacciabili; b) le tane si riformano poche ore dopo la chiusura; c) azioni di protezione delle arginature (per esempio reti anti-intrusione o ingrossatura delle sagome arginali) sono "ardue" e "costosissime" e "al momento non sostenibili". In altre parole AIPO, pur consapevole del problema della fragilità arginale e delle sue conseguenze (certamente l'alluvione del 2014 è una di queste, molto probabilmente anche l'alluvione del 2020), alza le mani di fronte a un problema legislativo e a un problema di risorse.
Noi cittadini di Nonantola siamo sconcertati di fronte al "candore" di tali ammissioni. Nonostante fosse noto sia il problema della fragilità che la sua causa, in sei anni nulla è stato fatto a motivo di carenze legislative o di insufficienza di risorse per la manutenzione. Risorse che adesso saranno spese, in misura certamente maggiore, per gestire l'emergenza (si stima che l'alluvione di Bastiglia e Bomporto causò oltre 500 milioni di danni e Nonantola non sarà da meno). E alla luce di tali ammissioni si può ancora parlare di disgrazia? O sarebbe meglio parlare di mancati interventi?
Perché questo è un punto fondamentale: lo Stato in caso di disgrazia, cioè di un evento imprevedibile, è tenuto a dare sostegno ai cittadini colpiti in termini di aiuti, di parziali ristori, di offrire una mano per ripartire, come è successo per il terremoto del 2012, per la tromba d’aria nel 2014 o per la grandinata nel 2019. Ma se fosse accertata la mancata manutenzione o i mancati interventi con prevedibili conseguenze catastrofiche come il cedimento dell’argine, sarebbe ancora legittimo parlare di aiuti?
Noi di Nonantola Progetto 2030 crediamo di no. Crediamo che invece si debba parlare di risarcimento dei danni da parte di chi aveva il compito di tenere in efficienza e sicurezza una infrastruttura strategica come una diga (di fatto i nostri argini sono dighe: quando il vecchio ponte di Navicello viene chiuso a causa di una piena è perché il livello idrometrico del Panaro si trova all'altezza del terzo piano della Torre dei Modenesi). E un risarcimento danni deve essere al 100%, sia per quanto riguarda i danni all'edilizia, sia per quanto riguarda i danni ai beni mobili, agli elettrodomestici, ai macchinari, alle automobili, alle attività produttive e commerciali. Ben venga quindi la dichiarazione di stato d’emergenza nazionale riconosciuta dal Governo, ma altrettanto devono essere individuate le responsabilità e, quindi, garantiti i diritti di tutti i cittadini danneggiati. Non vogliamo aiuti, ma risarcimenti al 100%.
È quanto chiede lo stesso Comitato Cittadini Alluvionati di Nonantola che molto opportunamente si è costituito subito dopo l'evento catastrofico non per competere, ma per rivendicare dal basso l'azione risarcitoria nei confronti delle istituzioni coinvolte.
Infine, insieme ad altre forze politiche rappresentate in Consiglio Comunale, abbiamo chiesto la convocazione di un Consiglio Comunale straordinario sulle cause dell'alluvione e sui risarcimenti, alla presenza di AIPO, Regione Emilia-Romagna e Protezione Civile. Sarà anche l’occasione per discutere dell’anticipo sui risarcimenti, della quantificazione dei danni al patrimonio pubblico, del funzionamento del sistema di allerta, del deflusso delle acque sul nostro territorio e della struttura tecnica comunale che si troverà a gestire la grandissima mole delle richieste di risarcimento.