Apprendiamo dai giornali di una serie di prossimi importanti interventi che riguarderanno, direttamente o indirettamente, il territorio di Nonantola: “Hera-Inalca, la nuova società e l’impianto per il biometano” (La Gazzetta, 5 luglio 2021), l’accordo prevede la realizzazione di un nuovo impianto di biometano a Spilamberto e lo smaltimento del digestato solido presso l’impianto di compostaggio di Via Larga; “Nonantola, parte il cantiere per la nuova RSA” (La Pressa, 9 luglio 2021); “Nonantola, il nuovo polo culturale sarà più grande e più social” (Il Resto del Carlino, 13 luglio 2021).
Si tratta sicuramente di possibili realizzazioni dal forte impatto sociale, culturale e ambientale che però a nostro avviso dovrebbero trovare momenti preventivi di approfondimento e di confronto, sia negli ambiti strettamente istituzionali (per esempio nelle Commissioni consigliari competenti), sia nella cosiddetta società civile (associazioni, organizzazioni sindacali, gruppi di cittadinanza attiva, ecc.), mentre invece rappresentanti e cittadini vengono informati direttamente dalla stampa senza alcuna forma di coinvolgimento attivo nell’elaborazione dei progetti.
Fatte salve le prerogative del privato nella propria autonomia decisionale, è altrettanto scontato che, laddove queste iniziative intervengano su servizi alla persona (RSA) ovvero sui servizi ambientali (gestione dei rifiuti), la progettazione debba essere realizzata in un’ottica di complementarietà ed integrazione, ossia considerando l’intera rete dei servizi territoriali dove al pubblico spetta prioritariamente il compito di governance.
La recente esperienza della pandemia ha messo oltremodo in evidenza le criticità dell’assistenza socio-sanitaria residenziale quando essa non sia efficacemente collegata alla rete dei servizi socio-sanitari territoriali e sia motivata prevalentemente dalla sostenibilità economica. Ci lascia quindi quantomeno perplessi la realizzazione a Nonantola di una mega-struttura da 100 posti letto, quando le indicazioni ministeriali ante-pandemia già prevedevano un massimo di 60 ospiti per RSA e oggi, il Ministro Speranza ha istituito una specifica commissione con il compito di riorganizzare queste strutture nella consapevolezza che le RSA rappresentino un ampio contenitore di realtà diverse che rispondono a tipologie di anziani diversi.
Analogamente, ci chiediamo se la realizzazione dell’impianto di biometano, che smaltirà integralmente il digestato prodotto a Spilamberto presso l’impianto di compostaggio Nonantola, avrà un impatto negativo sul possibile conferimento da parte di Geovest del rifiuto organico prodotto a Nonantola, un’ipotesi che era stata avanzata dalla nuova dirigenza di SARA (società del gruppo Inalca che gestisce l’impianto di compostaggio) nel corso della presentazione pubblica del progetto di adeguamento funzionale del sito di Via Larga (a proposito… come procede quel progetto???).
Infine, sul nuovo polo culturale, apprezziamo il lavoro svolto dagli operatori e dall’Ufficio Cultura, ma dobbiamo evidenziare lo scarso coinvolgimento degli cittadini e delle associazioni culturali nell’elaborazione di quello che l’Assessore alla Cultura ha definito un “nuovo capitolo della lunga storia dei servizi culturali nonantolani”.
Perché questa Amministrazione è così riluttante a costruire con i cittadini percorsi di progettazione e di approfondimento sui temi che riguardano la nostra comunità? La stessa informazione e comunicazione istituzionale, oggi relegata prevalentemente nelle pagine social personali dei singoli amministratori, riduce il ruolo del cittadino a semplice spettatore passivo. Ci si chiede: sulla costruzione della RSA e sulla gestione dell’impianto di compostaggio la nostra Amministrazione sta governando la situazione o la sta subendo? A quando il trasferimento del polo culturale presso gli spazi definitivi nell’ex-nido Perla Verde? In mancanza di un dibattito costruttivo nelle sedi istituzionali, porremo queste domande all’Amministrazione con una serie di interrogazioni consigliari. Anche a Nonantola la sfida è quella di riportare la politica nel territorio, sconfiggendo l’apatia dilagante e rianimando la partecipazione anche attraverso forme di aggregazione (es. le consulte) e luoghi pubblici dedicati (es. l’Urban center).